Quando avevo cinque anni, mi ritrovai a giocare scalza in un prato. Misi il piede sopra un oggetto affilato e mi tagliai. Da allora mi porto dietro una cicatrice all’altezza della caviglia: mi ricorda di stare attenta, di diffidare dei piedi nudi. A dieci anni il morbillo mise alla prova la mia pazienza: non resistetti al prurito, e adesso, venticinque anni dopo, alcuni segni sulle braccia mi fanno pensare a quanto lontano le conseguenze dei nostri limiti si vedono. Un paio di mesi fa un’amica mi ha fatto notare che si iniziano a vedere rughe intorno ai miei occhi, quando sorrido. Con i capelli bianchi sto cercando di fare i conti: ho deciso che restano così, voglio guardare allo specchio il passare del tempo.
Lasciar andare i nostri corpi
Lasciar andare i nostri corpi
Lasciar andare i nostri corpi
Quando avevo cinque anni, mi ritrovai a giocare scalza in un prato. Misi il piede sopra un oggetto affilato e mi tagliai. Da allora mi porto dietro una cicatrice all’altezza della caviglia: mi ricorda di stare attenta, di diffidare dei piedi nudi. A dieci anni il morbillo mise alla prova la mia pazienza: non resistetti al prurito, e adesso, venticinque anni dopo, alcuni segni sulle braccia mi fanno pensare a quanto lontano le conseguenze dei nostri limiti si vedono. Un paio di mesi fa un’amica mi ha fatto notare che si iniziano a vedere rughe intorno ai miei occhi, quando sorrido. Con i capelli bianchi sto cercando di fare i conti: ho deciso che restano così, voglio guardare allo specchio il passare del tempo.