Un abito di seta
Chissà se anche lei avrebbe scelto quell’abito; chissà se, invece, non avrebbe voluto quello di raso blu, o uno dei suoi bellissimi tailleur.
Di seta beige, con catenelle dorate disegnate sopra. Se l’era cucito lei, come quasi tutte le cose più belle. Mia nonna era una sarta, mia mamma aveva imparato. La stoffa di quell’abito l’avevamo presa in uno dei negozi migliori di Roma: lo aveva preparato per la mia cresima, abbinandolo a un lungo cardigan aperto, di cashmere, morbidissimo.
Lo aveva rimesso tante volte. Le stava bene, si adattava alla sua eleganza francese: semplice, di colori tenui, raffinato, elegante e morbido. Lo indossava con le perle: un girocollo con una fibbia dorata.
“Come la vestiamo?” Mi chiesero quella mattina di Marzo.
Io li guardai come se non avessi capito: “In che senso?”
“Ci porti tu un vestito da metterle?” Ripeté il signore delle pompe funebri.
Per settimane pensiamo a cosa indossare a un matrimonio, a un battesimo, a una cresima. Io, a cosa mettere a mia mamma per quell’ultimo viaggio, non avevo pensato. Però la vidi subito: lei sorridente in quella domenica di ottobre di più di vent’anni prima, che mi abbracciava fuori della chiesa, orgogliosa e felice.
“Ve lo porto io”.
Lo trovai, pulito e profumato, con un sacchettino di lavanda sulla gruccia, nell’armadio. Presi anche un cardigan, di cashmere, ma non quello che si era messa quel giorno. Pensai che di quella morbidezza, di quella specie di mantello che mi era sempre sembrato accogliente, forse avrei avuto più bisogno io, di lei, nei mesi successivi. Scelsi anche una collana di perle, anche se un paio di persone mi sconsigliarono: “Non si sa mai cosa succede al cimitero”. Ma io già pensavo agli etruschi, agli egiziani, e a tutte le donne e gli uomini che, nei secoli, si erano preparati, con abiti, monili, figure votive e cibo, per affrontare quel viaggio.
Io, al vestito per la mamma, non avevo pensato, come a un sacco di altre cose. Mi sarebbe piaciuto aver parlato con Fabiana Pozzi, in quei giorni. Lei, ricordando l’esperienza dell’impresa di famiglia, in questo video ci racconta cosa succede quando si chiamano le pompe funebri: che decisioni prendere, cosa spetta a loro e per quali incombenze ci sarà, invece, da rivolgersi a qualcun altro.
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Alla fine, quella domanda: “Come vorresti essere vestita per l’eternità?” mi sarebbe piaciuto averla fatta io stessa, tanto tempo prima, alla mia mamma. Chissà se anche lei avrebbe scelto quell’abito; chissà se, invece, non avrebbe voluto quello di raso blu, o uno dei suoi bellissimi tailleur.
Spero che, in fondo, sia felice, avvolta dalle sue perle, da quel cashmere morbido, e dal ricordo di quella domenica di ottobre.
Buon ascolto e buona visione
Natalia e tutto il team di Lasae
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