Mondi di mezzo e trasformazioni
La storia di Donatella, che aiuta persone e organizzazioni a trasformare l’assenza in presenza, che è poi anche l’obiettivo finale di Lasae.
Questa newsletter è diversa dal solito: chiudiamo l’anno raccontando la storia di una persona che ci sta molto a cuore, Donatella, che fa una cosa rivoluzionaria: partendo da qualcosa o qualcuno che non c’è, crea percorsi per costruire un nuovo senso di appartenza e una nuova realtà.
Per farlo, Donatella accompagna, prima di tutto, nei momenti di mezzo: in quei periodi - tanto comuni per chi affronta una perdita - in cui il vecchio mondo non esiste più, ma è troppo presto, non ci sono ancora le forze, le energie, gli strumenti, per crearne uno nuovo. Prima o poi arriverà, ma non è ancora tempo, anche se certe volte lo vorremmo con tutte le nostre forze.
Eppure, in questo mondo di mezzo, c’è quello che, dal primo giorno in cui l’ho conosciuta, Donatella ha saputo comunicare: il potere dell’empatia e dalla creatività. La bellezza di avere per le mani una possibilità (difficile, che nasce da qualcosa di doloroso, ma comunque una possibilità) di creare qualcosa di nuovo, e forse ancora più “nostro” di quello che c’era prima: un nuovo senso di appartenenza (di “belonging”, come lo chiamano nel mondo anglosassione) un viaggio verso una nuova casa e una nuova comunità, dove - con cura, intenzionalità e attenzione - riparare le piastrelle per la cucina o i sanpietrini del centro storico, scegliere un bonsai per la stanza da letto, o un vecchio ulivo per la piazza di una comunità rurale.
Buon viaggio, buona lettura,
Natalia
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La storia di Donatella
Sono Donatella Caggiano e sono una belonging designer e facilitatrice: aiuto sia team di lavoro nelle aziende, che cittadini al di fuori del luogo di lavoro, a trasformarsi in communities per affrontare transizioni e cambiamenti insieme.
Con Lasae ci siamo incontrate durante un mio intervento che raccontava di come e perché sia importante sviluppare empatia in momenti di transizione, in cui si abbandona un vecchio mondo e non se ne vede ancora uno nuovo. Un momento per sua natura neutro e complesso di cui, come società, spesso dimentichiamo di disegnare spazi di attenzione.
Ho deciso di diventare advisor e accompagnare Lasae in questo viaggio perché è una realtà che crea uno spazio empatico dove pochi provano a sperimentare per offrire servizi: il momento di mezzo tra la perdita e l’attraversamento dell’assenza che ne provoca.
COME IL TEMA DELL’ ASSENZA FA PARTE DELLA TUA PROFESSIONALITA’?
All’inizio di un progetto in cui aiuto gruppi di persone a trasformarsi in “comunità”, si parte dall’assenza di qualcuno o di qualcosa. Le domande che ci facciamo sono:
Chi sta scrivendone la storia e chi manca al tavolo?
Chi e quali sono le persone, gli spazi e le modalità di incontro ancora invisibili che permetterebbero di creare uno scopo e un dialogo comuni una volta presenti?
Siamo in un momento storico in cui le perdite personali si sommano a quelle climatiche, politiche e sociali, la perdita diventa sempre piú ecologica generando solitudini e assenze complesse. Marcare il passaggio della perdita e integrarla nei processi è una delle modalità più frequenti con cui supporto i gruppi nel design di strutture, riti e modalità di comunicazione che diano alla perdita un senso trasformativo.
IN CHE MODO, NEL TUO LAVORO, L’ASSENZA DIVENTA PRESENZA, QUANDO PARLIAMO DI BELONGING?
All'interno dei miei programmi di trasformazione, spazio dal disegnare “funerali” in aziende per persone che lasciano il lavoro, a lavorare con borghi che vogliono ricostruire i propri centri dispersi, a creare workshops e performance di dialogo con il pubblico in centri culturali.
Quella mancanza, se fatta emergere, strutturata poi in riti, dialoghi e momenti che ne marchino l’importanza, può creare un senso di casa, tanto quanto una presenza.
Se dovessi lasciare un pensiero alla community di Lasae, su come attraversare e integrare le assenze e in particolare la perdita di una persona cara, quale sarebbe?
Il mio consiglio è di trovare il proprio modo di marcare le perdite e ritualizzare le assenze per dargli un significato, e di non farlo da soli, ma in comunità con altri.
Io, per esempio, l’ho fatto anche attraverso il mio podcast, The Design of Return dove, partendo dalla mia esperienza di rientro in Italia dall’estero, ho poi raccontato (in italiano e inglese) le esperienze collettive delle persone di mezzo, aprendo lo sguardo al significato della perdita di un Paese, di una lingua, di un’identità e di una cultura, affrontando poi la costruzione di un senso di casa diverso dall’idea di una fissa dimora.
Se ti interessano questi temi, iscriviti alla mia newsletter: theatlas.substack.com
Se ti va di contattarmi puoi seguirmi e iscrivermi su instagram e LinkedIn.
A presto!
Donatella
Ps. Io sono Natalia Pazzaglia e sono la fondatrice di Lasae. Con me c’è Elena Viotto, che si prende cura del lavoro organizzativo e visuale (e delle grafiche di questa newsletter). Con Lasae vogliamo fornire strumenti per attraversare la transizione che la perdita di una persona cara comporta.
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