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Di porte, riti e memoria.

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Di porte, riti e memoria.

Occuparsi della morte, prendere atto e prendersi cura attraverso una ritualità condivisa, per socializzare il dolore.

Natalia Pazzaglia
Jul 1, 2022
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“Per chi da una perdita viene toccato marginalmente, tutto finisce con il funerale. Per chi resta, invece, quella porta chiusa è solo l’inizio” Mi ha detto un amico.

A cosa servono i riti funebri, come il funerale?

Come possono aiutarci a vivere un momento di perdita?

Perché in altri contesti, come quello islamico o ortodosso, il lutto dura diverse settimane, mentre per noi con il funerale finisce tutto?

Quando muore qualcuno il tempo cambia: il mondo fuori chiede di tornare in campo, ma nella vita di chi resta è passato un uragano: ci vuole tempo per re-imparare i pranzi della domenica senza qualcuno, cosa fare quando verrà l’impulso di chiamare un numero che non risponde più, come riempire il vuoto in cui una persona prima ci domandava: “come stai?”

Salutare chi se ne è andato ha un doppio significato: prendere atto di quello che è successo e creare un’occasione per farlo all’interno di un gruppo, di una comunità.

Occuparsi della morte è un primo gesto di cura verso la vita che verrà, che avrà dentro di sé, per sempre, questa cicatrice.

Avvicinarsi ai riti, allora, è attraversare un ponte tra il mondo pratico e quello emotivo: ritrovarsi, insieme ad altri, in una situazione sufficientemente codificata da non aggiungere altra confusione a un momento di grande difficoltà, ma abbastanza flessibile – si spera – da lasciarci spazio per scegliere come salutare, come ricordare. Un modo per provare a vincere la solitudine: per cercare di riempire, anche solo per poche ore, quel vuoto, un pezzo che si è staccato, una persona che non c’è più.

Proprio di riti parla il secondo video del ciclo di interviste con i professionisti di Lasae. Con noi la psicologa e antropologa Cristina Vargas della Fondazione Fabretti: ci racconta di momenti e gesti nati per occuparsi della morte, per prendere atto della perdita attraverso occasioni in cui socializzare il dolore e rafforzare le reti relazionali.

Si dice sempre che si continua a vivere nei ricordi degli altri: i riti sono allora l’occasione di fare memoria, in cui una canzone, un racconto, un’abitudine di chi è mancato viene lasciata a chi resta, perché possa portare un pezzo di quella persona con sé. Io, se avessi potuto, e magari presto lo farò, avrei offerto a tutti un Martini bianco con ghiaccio, per ricordare l’aperitivo pre-pranzo di mia mamma.

Buon ascolto e buona visione :)

Natalia e tutto il team di Lasae

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