Bisognerebbe sempre partire col sole
Un anno di Lasae, in questo 15 Marzo di perdite e trasformazioni. Tu che oggi sei andata via, e altre persone che, piano piano, sono arrivate qui.
Cara mamma,
sono passati due anni. O forse venti, o due minuti.
Certe sere guardo ancora il telefono, aspettando che mi chiami. Metto spesso il tuo cardigan di cashmere: tu lo usavi per le occasioni speciali, io per sentirmi protetta.
Il giardino è bellissimo, dal cimitero continua a vedersi il lago. Oggi sono venuti gli zii e alcune tue amiche. Io ho preparato un vestito bello, da mettere, per te.
Per venirti a salutare ho preso un treno.
Alla stazione avevo 50 minuti di cambio. Ho visto una signora con un bicchiere di vino, patatine e arachidi, seduta a guardare la gente. Ho pensato ai tuoi aperitivi e l’ho fatto anch’io: col mio prosecco e il mio zaino da trekking ho brindato a te, mentre ascoltavo quella stessa musica che, per anni, non è entrata mai.
Quante vite.
“Bisognerebbe sempre partire col sole” avevo scritto, due anni fa. Me lo ripeto tutte le volte che non ce la faccio, quando mi manchi e sembra tutto troppo. Allora guardo fuori e penso a tutto quello che è cambiato.
Corro ancora, troppo, ma in questi due anni ho imparato a discernere. Inizio a concordare con chi sostiene che la morte è una grande maestra di vita: da quando te ne sei andata ho imparato a prendere tempo per i miei bagni caldi, ho capito che posso dire di no, ho imparato a fidarmi dei miei desideri senza voler sempre fare tutto bene.
Chi sono diventata io, in questi ventiquattro mesi?
Come sono arrivata fin qui?
Sabato sera sono stata a un concerto – bellissimo – di pianoforte, violino e contrabasso, in uno dei posti più cool di Torino, le OGR, in quella ex fabbrica dei treni che è rinata in altro modo. Ascoltando Jeremiah Fraites suonare un pianoforte a coda ho pensato a tutti gli anni in cui a quel pianoforte mi sono ribellata, ho rivisto i miei piedi che tenevano il tempo e le mie dita sulla tastiera, ad occhi chiusi.
“Piano piano” si chiama il suo album. Certe volte mi sembra che anche la mia vita sia andata “piano piano”, in questi due anni. Poi mi ricordo di tutte le cose che sono successe: tantissime.
La cosa più grande che ho da raccontarti è Lasae: oggi è il suo primo compleanno, questo 15 Marzo di perdite e trasformazioni. Tu che oggi sei andata via col sole, e altre persone che, piano piano, sono arrivate qui. Non ti hanno sostituita: niente mai lo farà. Continuo a sentirmi sola senza di te. Ma ho scoperto un altro modo, un altro mondo. Ho scoperto che la mia solitudine è molto più comune di quanto non si dica, di quanto ci preoccupiamo di raccontare.
Lasae è nata anche per questo: per creare un luogo dove raccontare questa mancanza che non trova spazio: per guardarla negli occhi e cercare di capire “di che pasta è fatta”.
E la sai una cosa, mamma?
Più ne parlo più trovo persone che mi dicono: “anch’io”. Questa perdita mi sta insegnando a unire persone sentimenti, un po' come diceva Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Così, sto scoprendo che questa mia sensibilità che mi fa piangere e star male, a qualcosa serve, anche se certi giorni vorrei venderla al banco dei pegni, pur di rinunciare ad emozioni non sempre facili da portare a braccetto con me.
Lasae è nata per rispondere a dei bisogni. Per dare strumenti concreti per far fronte a tutte le difficoltà amministrative, burocratiche, legali, che, dopo due anni, ancora mi perseguitano. È nata anche per far capire che non siamo soli, che della morte si può, si deve! parlare.
E che, parlando di te, del tuo gioiello a forma di ideogramma giapponese, delle nostre chiamate la sera, della tua passione per il limone, mi apro agli altri, mi lascio vedere.
“Sei diventata migliore” Mi ha detto qualcuno. Io non so se sono diventata migliore o peggiore, in questi due anni. So che grazie alla tua perdita sto imparando a guardare meglio la vita.
Ah, mamma, un’ultima cosa. Domani torno a Londra, per davvero. E lo sai la cosa bella?
Anche se non ci sei più tu, qualcun altro mi porterà in aeroporto, domattina.
Quanto amore.
Natalia
Ps. Lasae è un progetto collettivo: io sono Natalia Pazzaglia e sono la fondatrice del progetto. Insieme a Elena Viotto, Francesca Biavardi e Alessandra Janousek vogliamo fornire strumenti per attraversare la transizione che la perdita di una persona cara comporta. Se ti è piaciuta questa newsletter mandala a un’amica/o e aiutaci a far crescere la comunità di Lasae.
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Da quando mio papà è volato in cielo la mia vita è cambiata. Soffro tanto,ho scoperto che il dolore che si può provare fa male al cuore e finora non avevo mai sentito strette e fitte fisiche simili. E ho pensato che è merito suo,di lui,che mi ha sempre protetta e mi sono resa conto di quanto fortunata sono stata finora a non aver mai patito. Lo cerco nel vento,nella neve delle sue adorate montagne che la mattina scorgo in lontananza e lo immagino felice. Aspetto di incontrarlo,spero tra tanto, e allora non ci lasceremo più.E sarà bellissimo